La tela è sempre stata uno dei materiali fondamentali della pittura, tagliarla e fermarla sul telaio era un rituale quasi spirituale. La tela una volta fermata sul telaio diventava materiale sacro, e tagliarla e forarla era considerato blasfemo. Lucio Fontana1 ha stravolto questo pensiero quando iniziò a perforare e a incidere dei tagli sulla tela. Con Fontana, la tela si poteva pensare non più come un ambiente chiuso, un supporto, un materiale, un limite, una delimitazione, un luogo custodito, sicuro e silenzioso. Fontana ha rotto questa tranquillità, questo modo di concepire la tela e soprattutto lo spazio. Ha trasformato la tela in qualcosa che andasse oltre la sua funzione originaria, facendola diventare un nuovo concetto di spazio. Con Fontana, la tela non era più solo una superficie su cui dipingere quadri ma un elemento nello spazio. Nei suoi tagli e buchi si è trovato un concetto di spiritualità che va verso l’infinito.

Infinito: esenzione da limiti di quantità, di estensione e durata, nonché estensione illimitata nello spazio o nel tempo. Fontana non ha fatto altro che tagliare la tela e bucarla; preparava la tela dipingendola con un solo colore, e poi, con un taglierino, iniziava a tagliarla. Questo desiderio di bucare e tagliare la tela nasceva da un voler andare oltre. Oltre cosa? Oltre il supporto, oltre il muro, oltre il quadro. I tagli di Fontana sembrano appartenere alla tela. Queste tele tagliate sono state chiamate Attese.

Attesa: azione dell’attendere, periodo di tempo in cui si attende, stato d’animo di chi attende. Attesa, aspettativa, previsione, speranza. In realtà Fontana, prima di incidere i tagli, aveva bisogno di molta concentrazione: a volte lasciava la tela lì, appesa, e passavano settimane prima che la incidesse. Ugo Mulas, fotografo italiano, ipotizzò che era per via di questa concentrazione e di questa dimensione meditativa (che precedeva la realizzazione di ogni taglio) che Fontana aveva dato loro il nome di Attese. Sono opere caratterizzate da tagli verticali, netti, decisi. Questi tagli arrecano una sorta di tridimensionalità e profondità, creando luce ed ombra. Fontana compieva un gesto deciso, fermo, rigido. Dietro quei tagli c’è l’infinito.

Lucio Fontana – Concetto Spaziale, Attesa

Eppure, dietro quei tagli si celavano molti problemi tecnici: era necessario capire come incidere senza rovinare il supporto e senza diminuire la tensione della tela. C’era da capire come mantenere piatta e tesa una tela tagliata, senza creare cedimenti; c’era da capire come preparare la tela, con quali colori: se utilizzava una preparazione delicata, ad esempio con l’inchiostro, appena poggiava il taglierino sulla superficie lasciava delle piccole incisioni ancor prima che cominciasse l’azione del taglio – un altro problema era l’esecuzione del taglio. Anche la scelta della tela era importante (una tela a grana grossa si taglia in maniera diversa rispetto a quella fine). Fontana utilizzava tela di lino belga, e una volta eseguito il taglio applicava sul retro della tela delle strisce di garza nera2, in modo da non far vedere il muro oltre la tela. La teletta veniva utilizzata anche per non far deformare il bordo del taglio. Il nero della teletta è chiamato a creare una sorta di mistero nelle opere di Fontana: cosa c’è dietro quel taglio? C’è un segreto, un enigma, un evento inspiegabile, un fatto incomprensibile, un’ambiguità, un’oscurità, un culto religioso. Fontana, attraverso il gesto del taglio, ha testimoniato la propria volontà di intervento in prima persona sulla materia, impossessandosi dello spazio. Tagliava e penetrava la materia, una materia chiusa, stretta e delimitata. I tagli suggeriscono un proseguimento mentale. Il taglio è un gesto mentale che per concretizzarsi ha bisogno della materia. Dunque la materia diventa un qualcosa da sfondare per creare una sorta di continuità tra lo spazio esterno ed interno. Le dimensioni di spazio e tempo vennero inserite nel Manifesto Blanco3, pubblicato nel 1946 e ideato appunto da Fontana. La priorità dei  pittori spazialisti non era il dipingere la tela, ma il creare su di essa delle costruzioni dando vita ad una sorta di tridimensionalità. L’esistenza di forze naturali come particelle, raggi, elettroni si scagliavano contro la vecchia superficie della tela. Queste forze vennero fuori nel gesto di Fontana, che bucando e tagliando la tela riuscì a distaccarsi da un’arte vecchia per andare verso un’arte nuova e spaziale.

Gesto: atto conclusivo di una vicenda, movimento che sottolinea uno stato d’animo, un’intenzione o un proposito, oppure esegue una particolare azione. Definire la parola gesto non è molto semplice, molti filosofi ci hanno posto quesiti su questo termine in maniera differente. Il gesto lo consideriamo un’azione, ma prima dell’azione c’è una sorta di arresto: un gesto immoto che rilascia movimenti che hanno preceduto e seguito il gesto. Dunque il gesto si manifesta in fasi: 1) prima del compiere, 2) durante il compimento, 3) dopo il compiuto. Cosa ci spinge al compiere? Dopo il compiere, il risultato sarà positivo o negativo? Fontana orientava la sua azione in base alle risposte che otteneva. La stessa operazione che una persona fa quando ha delle aspettative per un evento speciale o un momento che aspetta da tanto e pensa a cosa potrà succedere, e si muove in un certo modo cercando di organizzare l’evento nel migliore dei modi. Questo pensiero illude, allude, e amplifica la realtà. Fontana attraverso un gesto ripetitivo ha creato una sorta di loop che caratterizzava il suo modo di compiere, nonché la sua tecnica espressiva. Dunque passa da una sensazione ad una determinazione concreta, nitida, precisa e incisiva. Prima di compiere non sappiamo cosa avverrà e abbiamo bisogno di un medium, ovvero, l’intenzione.

Intenzione: azione della mente nel decidere e compiere un’azione. L’intenzione ci pone l’obiettivo o le cause che ci portano al compiere. L’uomo, con l’anticipazione ipotetica4, immagina cosa può succedere dopo il compiere e rispetta alcune regole per ottenere un determinato risultato. Fontana adottava il medesimo procedimento: prima del compiere meditava, stabiliva la dimensione del taglio, e nel compiere il taglio eseguiva un gesto veloce, repentino, che non poteva più modificare; dopo il compiere aveva definitivamente eseguito il taglio. In latino gestus è inteso non solo come gesto e gesticolazione ma anche come movimento. Gestire, gesticolare, amministrare, condurre a termine un’azione in base ad una finalità. Il gesto porta fuori ciò che è intenzione. A differenza di artisti definiti gestuali, come Jackson Pollock5, Fontana aveva un’idea e un concetto ben definito nella propria mente. Pollock, d’altro canto, creava una sorta di rituale inconscio: sembrava quasi posseduto da una musica che lo faceva danzare intorno alla tela. Pollock faceva sgocciolare il colore sulla tela in modo del tutto libero. Basta mettere a confronto una foto di Pollock e una di Fontana mentre eseguivano una loro opera per capire che i gesti assunti erano molto differenti. Pollock aveva un atteggiamento meno timoroso e ansioso, anzi, sembrava creare una sorta di performance mentre dava vita alle sue opere; la posizione del corpo dominava la tela. Fontana rispettava di più la tela: si metteva in posizione eretta, col braccio fermo, di fronte alla tela; faccia a faccia con questa; non poteva non guardarla e fissarla.

A sinistra Pollock mentre pratica la sua pittura d’azione; a destra Fontana in procinto di tagliare una tela.

Mentre Pollock si metteva sulla tela con l’intenzione di riempirla, Fontana le sostava di fronte in attesa di liberarla. La teatralità del gesto è composta da azioni fisiche e movimenti: quelle fisiche sono azioni che hanno uno scopo; mentre i movimenti sono gesti banali (ad esempio tagliare la tela può essere un gesto banale, ma se ha uno scopo preciso diventa un’azione fisica). Secondo il grande regista teatrale Stanislavskij, il “metodo delle azioni fisiche” era un mezzo utilizzabile dagli attori per portare sul palco maggiore realismo. Per Grotowski (altro noto regista teatrale, vissuto nel secolo scorso) le azioni fisiche erano invece uno strumento per trovare una scoperta, un qualcosa di nuovo. Per Stanislavskij e Grotowski le azioni fisiche erano un mezzo, ma i loro fini erano differenti. Il metodo Stanislavskij è più associabile a Pollock, perché basato sull’approfondimento psicologico del personaggio e sulla ricerca di affinità tra l’interiorità del personaggio e quella di chi lo interpreta. Fontana sembra invece più vicino a Grotowski; egli non amava farsi fotografare mentre eseguiva il taglio, qui infatti non si trattava di un gesto-performance, semmai era un gesto meditativo. Fontana dunque compieva il gesto per scoprire, per dischiudere, per inaugurare un nuovo spazio. Fontana attendeva il gesto. Attendere, aspettare, trattenersi, indugiare, stare in attesa, aspettarsi, prevedere. L’attesa è sempre attesa di qualcosa. La sua è un’attesa viscerale, totalizzante, assoluta. Oggi l’attesa è quasi scomparsa, è un gesto da evitare in un mondo che va troppo veloce e non riusciamo a stargli dietro. L’attesa dilata il tempo o lo sospende. L’attesa è il tempo dell’attesa. Il termine attesa è legato al termine sorpresa: io attendo questa cosa, ma ottengo quell’altra cosa. Fontana creava quindi una sorta di effetto sorpresa. Da un taglio veniva fuori un’ambiguità, dietro il taglio si può notare qualcosa ma non capiamo cos’è. Guardiamo la tela e non riusciamo a capire come un ‘’semplice’’ taglio possa esprimere così tanto. Spesso l’attesa viene associata alla noia, ma ci sono delle differenze: la noia non ha una direzione precisa, mentre l’attesa ha uno scopo preciso. Fontana fora, incide e taglia solo quando ha atteso abbastanza tempo in meditazione. Si attende per attendere, è questo il valore dell’attesa.

Note

  1. Lucio Fontana (Rosario, 19 febbraio 1899 – Comabbio, 7 settembre 1968) è stato un pittore, ceramista e scultore italiano, argentino di nascita, fondatore del movimento spazialista.
  2. Telette.
  3. Primo testo teorico alla base della nascita dello Spazialismo.
  4. Immaginazione.
  5. Paul Jackson Pollock (Cody, 28 gennaio 1912 – Long Island, 11 agosto 1956) è stato un pittore statunitense, considerato uno dei maggiori rappresentanti dell’espressionismo astratto o action painting.