Spècola ha il piacere di ospitare due nuove opere in galleria: la prima è composta da una serie pittorica di Chiara Cardinali, la seconda è un’opera di videoarte realizzata da Elena Porcelli. Ad ognuna delle due autrici abbiamo chiesto di introdurre brevemente il proprio lavoro e riportiamo qui sotto le loro parole.

Oltre – Chiara Cardinali.

Oltre è la titolazione di questa serie di lavori, basata sia su una ricerca psicologica che personale. Oltre è un invito ad andare oltre se stessi, oltre le proprie paure, le proprie ombre. In questo lavoro non c’è solo una ricerca psicologica ed artistica, vi è anche e soprattutto la necessità di indagare me stessa, attraverso una graduale scoperta di sfaccettature che ricompongono il mio Io e le mie fragilità. Tutto ciò simboleggia la necessità di scoprirsi e “andare oltre”, verso una rinascita. La pittura è sempre stata il mezzo espressivo da me favorito, ma questo lavoro non parte solamente da una semplice auto-rappresentazione superficiale: parte da un autoscatto sul quale intervengo pittoricamente servendomi della tecnica del frottage – tecnica a me cara, che uso per approfondire il mio rapporto con la natura delle cose – con l’obettivo di diventare man mano sempre più materica e fluida sino ad annullare l’immagine fotografica iniziale. Il colore nega e al contempo segue i miei lineamenti, enfatizzando un disagio e riportando anche a quella che è l’esplosione del mio inconscio. L’autoscatto e la pittura diventano il fulcro della mia identità, e sono chiamate a svelare un poco alla volta alcuni lati del mio essere, nei quali mi ritrovo e mi perdo allo stesso tempo.

VANUS – Elena Porcelli.

L’etimologia della parola Vanitas il più delle volte viene parafrasata con il termine vanità – deriva da vanus, che significa “vuoto”, “caduco”, “inconsistente”, “fugace”.
Il progetto da me realizzato si propone di entrare in relazione, di trovare un dialogo con tutti gli elementi caratterizzanti della Vanitas. Da questo confronto diretto nasce l’idea di un video, di una moderna trasposizione che prende in analisi i lavori dei grandi maestri fiamminghi del Seicento. È una Vanitas contemporanea frutto di una mia personale visione, ho voluto dare nuova vita e movimento a quegli elementi che da tempo sono immobili. I simboli che ho scelto di inserire: il fiore, il teschio, la farfalla, la candela e il fumo fanno parte di quell’immaginario che percorre il tema della Vanitas e del Memento Mori nel corso dei secoli. Il fiore che appassisce simboleggia la vita che prima o poi finisce. La candela, la fiamma in particolare, rappresenta l’immagine dello spirito e, se spenta, l’assenza dell’anima. La farfalla come simbolo della transitorietà e della fragilità umana, il fumo, rosso e nero, è il piacere effimero, rappresenta simbolicamente il ciclo vitale e si avvicina visivamente alla sabbia che scorre nella clessidra. Il teschio è l’elemento cardine del filmato, è protagonista della scena, è inerte così come i suoi predecessori mentre tutti gli oggetti si muovono al suo interno per raccontare una storia. Anche se gli elementi presenti nella composizione conservano ancora un barlume di vita vengono in ogni caso sopraffatti dal teschio che sta lì a ricordarci dell’ineluttabilità terrena, non si può sfuggire al pensiero della morte.