La 44 esima edizione de “L’Arte Fiera Bologna”  2020 si è tenuta a Bologna dal 24 al 26 Gennaio. 

Ad introdurre la fiera internazionale d‘Arte contemporanea di Bologna le sezioni Main Section, Focus, Pittura XXI, Fotografia e immagini in movimento,  riviste d’arte,  editoria e istituzioni. 

A questa fiera hanno partecipato 155 tra le più importanti gallerie italiane e straniere ed erano presenti opere di ben 345 artisti; la fiera, diretta per la seconda volta da Simone Menegoi affiancato da Gloria Bartoli, si è sviluppata in due padiglioni, il 15 e il 18. Nel padiglione 15 erano presenti fotografie, videoinstallazioni e pittura del XXI secolo, mentre nel 18 c’erano gli artisti e le gallerie più conosciute. 

Le novità di questa fiera sono state il Focus e la Pittura XXI. Quest’ultima è stata curata da Davide Ferri ed era la prima sezione di una fiera dedicata interamente alla pittura contemporanea che ha incluso 30 artisti internazionali. Alla manifestazione erano presenti anche Performing Activities e i Talk, e sono stati assegnati ben 5 premi: il Premio per la Pittura Mediolanum, Art Building Padova, Premio Wide di Wide, Premio A Collection, Premio Rotary, Premio ANGAMC. 

Ho visitato questa fiera per la prima volta e l’impressione che ho avuto è stata positiva, perché ho fatto una vera e propria full immersion nell‘arte.  

L’unica cosa che mi ha lasciato un po’ titubante è stato il percorso, perché sulla mappa sembrava definito, ma durante la visita ad un certo punto si perdeva l’orientamento e magari si saltava qualche opera. 

Per la prossima fiera consiglierei un percorso più definito e meno dispersivo.  

Scegliere un padiglione preferito è molto difficile, perché entrambi erano spettacolari ed hanno espresso il meglio di ogni artista. Ho trovato molto interessante anche la parte dedicata alle installazioni, perché molte sono risultate fuori dal comune. 

Per quanto riguarda le opere, molte le conoscevo e altre meno, alcune mi hanno trasmesso un vortice di emozioni altre invece non mi hanno suscitato nulla,  né per quanto riguarda la composizione né  per quanto riguarda l’opera in sé. 

Gli artisti che mi hanno colpito maggiormente sono: Gianni Dessì, Nunzio, Andrea Francolino, Maurizio Donzelli, Paul Jenkins, Joel Andrianomearisoa, He Wei e Paolo Grassino .  

Le opere dell’artista Gianni Dessì che mi hanno colpito si intitolano Interno e Tutto tondo bianco. Nell’opera Interno mi ha colpito in particolare la combinazione di materiali diversi e anche il colore; queste figure  geometriche ci fanno pensare ad una finestra che proietta verso l’esterno e si espande oltre lo spazio di una stanza semplice. A me fa pensare anche alla vista dal basso verso l’alto dei palazzi, quindi un interno – esterno. Osservando l’opera mi viene da pensare alla vita quotidiana ma anche a cosa è celato dietro le facciate, come una sorta di interno ed esterno allo stesso tempo.

Gianni Dessì - Interno

L’opera che mi ha colpito di Nunzio  è un disegno Senza titolo. Ciò che mi ha colpito è la scelta della  carta pregiata dallo spessore consistente: vediamo questo nero del carboncino che è diviso da questa  sequenza di spartiti monocromi che si proiettano verso l’infinito.

Nunzio - Senza titolo

Le opere di Andrea Francolino “Limiti” e “Crepe”,  mi fanno pensare a un dialogo con la natura, ad  un limite dell’essere umano e all’equilibrio della natura. Sembrano forme astratte che mi fanno pensare ad un percorso, al suolo che ognuno di noi percorre nella propria strada e che incontra una serie di limiti. 

Alcune opere di Andrea Francolino

Per quanto riguarda Maurizio Donzelli, nell’opera Mirror 1117, l’uso del materiale e l’effetto che si crea, da lontano fa sembrare che si tratti di un dipinto, ma se ci avviciniamo ci accorgiamo che è un’illusione ottica creata dalla composizione del materiale utilizzato. Qui inizia la rivelazione dell’immagine, l’ineluttabilità dell’osservatore nella definizione dell’opera, la relazione tra luce e colore. Il mondo reale, relazione, riflette ma distorce allo stesso tempo; l’artista utilizza i fogli di vetro lenticolare su disegni o acquerelli che si spostano e si deformano.

Maurizio Donzelli - Mirror 1117

Di Paul Jenkins mi ha colpito l’uso della pennellata e il gioco di colori, che mi fa pensare ad un ingrandimento di un particolare o un paesaggio interiore, con le sue opacità e trasparenze.

Un'opera di Paul Jenkins

Di Joel Andrianomearisoa mi sono piaciuti l’utilizzo del materiale – un tessuto – e la disposizione del colore con varie sfumature; le sue opere mi fanno pensare ad un vortice di emozioni che ti avvolgono. 

Le opere in bianco e nero di He Wei mi hanno colpito anche perché hanno qualche inserto cromatico. Sembra tutto scelto in modo casuale. Una pittura foto-realista che si combinacon fasi di astrazione con delle forme squadrate, come se non ci volesse far vedere l’immagine completa del personaggio. 

He Wei - Guilty Love

Le sculture di Paolo Grassino nella serie Zero raffigurano tre giovani che si stanno trasformando in rami, al posto del viso troviamo i rami che ci ricordano in qualche modo le sculture classiche che riguardano la metamorfosi. Ci fanno riflettere sul rapporto tra uomo e natura come se fosse una fusione; questo mi ha colpito molto perché nelle mie opere sono presenti sia gli alberi che i rami.

Una scultura della "Serie zero" di Paolo Grassino

Un’altra cosa che mi è piaciuta è stata quella di non mettere l’etichetta della didascalia, ma di scrivere direttamente sulla parete come è stato fatto anche in altre gallerie. 

Consiglio l’Arte Fiera Bologna soprattutto per un artista giovane, perché ci fa capire bene la realtà del mondo dell’arte, senza filtri, ce ne dà un’idea ben chiara.

Questa fiera è stata una delle ultime ad essersi svolta regolarmente, infatti, visto il periodo storico che stiamo vivendo, diversi eventi dello stesso tipo hanno finito per essere annullati, come per esempio “L’Arte Fiera Bologna” 2021.

Un’eccezione da segnalare è “Artissima”, la fiera che si svolge ogni anno a Torino, che, data la situazione attuale, si propone in una versione non canonica, ovvero “Artissima Unplugged”: con un programma maggiormente adattabile alle restrizioni imposte che prevede anche la presenza di progetti virtuali.